Oggi si può dire con tutta tranquillità che gli appassionati Infioratori Spellani lavorano tutto l’anno al fine di preparare nel migliore dei modi la manifestazione. Le meravigliose Infiorate (tappeti e quadri) che si offrono agli sguardi ammirati dei numerosi visitatori italiani e stranieri sono il risultato di un complesso e difficile lavoro che richiede giorni, settimane e addirittura mesi di paziente e sapiente lavoro di molte persone, che a gruppi si distribuiscono i compiti e si attivano con indispensabile armonia di intenti.



Tra le fasi preliminari più importanti e impegnative dell’evento ci sono la ricerca e la raccolta di fiori e poi la mondatura, la selezione e la conservazione dei petali. 
In ogni stagione vengono raccolti i fiori e le erbe del Monte Subasio e dell’Appennino umbro-marchigiano; si tolgono pazientemente i petali che vengono gelosamente conservati. Naturalmente la parte più impegnativa del lavoro di raccolta e di preparazione dei fiori avviene nella stagione primaverile. 



Nei giorni che precedono il CORPUS DOMINI si assiste ad una vera e propria mobilitazione generale di nutrite squadre di Infioratori, i quali si disperdono lungo i pendii del Subasio, per i campi e le piane delle verdi vallate Umbre. Durante la raccolta dei fiori, altri cittadini e soprattutto le signore più anziane trascorrono le serate nei pianterreni freschi, separando i petali in base ai vari colori e tritando finemente le erbe profumate.

Questo lavoro diventa sempre più febbrile e coinvolgente man mano che si approssima la festa del CORPUS DOMINI. Alla vigilia di questa giornata, sin dal primo pomeriggio, le strade di Spello interessate al percorso della Processione vengono chiuse al traffico e letteralmente invase da gruppi di cittadini e di visitatori di ogni età. 

Per prima cosa si predispongono impianti di illuminazione adeguati e si provvede poi ad allestire collaudati sistemi di protezione (strutture antipioggia e antivento) sui tratti di strada interessati, e ciò per evitare che imprevedibili condizioni atmosferiche avverse possano disturbare o compromettere il lavoro degli Infioratori.

Dopo queste operazioni preliminari si inizia ad eseguire il disegno sul fondo stradale, utilizzando all’uopo le tecniche più disparate: dal disegno a mano libera allo spolvero, dallo stampo metallico alla forma di cartoncino. 

Eseguiti i disegni, secondo tecniche diverse, si procede infine a depositare i petali variopinti, al fine di conferire le tonalità cromatiche desiderate e ottenere gli effetti artistici voluti. Durante il pomeriggio e tutta la notte del sabato che precede la festa, gli infioratori lavorano sulle strade, chini a terra, per disegnare, deporre e disporre milioni e milioni di petali capaci di produrre quei magici capolavori che sanno di arte antica e moderna, carichi di suggestioni emotive e culturali, collegati ai temi della tradizione religiosa e anche della più viva attualità.

I lavori durano l’intera notte e soltanto alle 9,00 del mattino le strade risultano ricoperte da un unico tappeto policromo e profumato: uno spettacolo unico a vedersi. 

Basti pensare che in un unico percorso floreale vengono mediamente realizzati circa 70 Infiorate tra tappeti – ciascuno dai 12 ai 15 metri di lunghezza, con una superficie minima di 15 mq – e quadri di grandi dimensioni – dai 25 ai 90 mq .

L’unicità del carattere della manifestazione è certamente dato dalla tecnica di esecuzione che consiste nell’uso esclusivo di elementi vegetali non trattati con agenti chimici o conservativi né con coloranti artificiali o polverizzati; in questo modo il petalo, adagiato sul suolo stradale, (non si può incollare) regna sovrano in un insieme coinvolgente di colori e profumi.



L’esecuzione delle opere avviene direttamente sul fondo stradale non soggetto ad alcun trattamento: i soggetti e le decorazioni sono sempre rinnovati, si allacciano alla grande tradizione della Pittura Umbra, dal Rinascimento al 700, e a volte il discorso figurativo si apre anche alle maggiori testimonianze dell’arte moderna.

Con il passaggio del Sacro Corteo guidato dal Vescovo che porta l’ostensorio, si chiude un’esperienza di altissimo impegno artistico, di solidarietà civile, culturale e umana, di tensione etica e religiosa che si concretizza in una smagliante armonia di colori. Infatti, le diverse fasi dell’INFIORATA, che vanno dalla progettazione a tavolino fino alla pratica esecuzione dei tappeti artistici, coinvolgono attivamente circa duemila persone. 

È questa un’occasione in cui tutti possono apportare utili contributi per la migliore riuscita dell’impresa: dal bambino che raccoglie i fiori, al pensionato, all’artista che con mirabile tratto riproduce le MADONNE della SCUOLA UMBRA, gli ANGELI di GIOTTO o le dolci figure del BOTTICELLI. 

E il capolavoro infatti sta anche in questo: nel magnifico esempio di partecipazione e di coordinamento fra persone che non sono necessariamente dello stesso rione o vicinato; nella multiforme esperienza artistica delle tecniche e degli stili che destano meraviglia; nella vasta panoramica dei temi ispiratori; e infine nel clima di civile confluenza di diversi interessi, da quello religioso a quello di integrazione sociale, da quello turistico a quello artistico.

Quando la domenica sulle bellissime infiorate scorre la processione, lo scopo religioso è raggiunto. 
I preziosi tappeti di fiori – prima custoditi e vigilati con zelo – oramai possono essere calpestati da chiunque, dopo il passaggio del Vescovo. La loro effimera gloria è arrivata alla fine, al suo naturale epilogo; una magnificenza ancor più stimabile e commovente in considerazione del faticoso e gioioso impegno della preparazione e del breve splendore di cui queste opere d’arte hanno goduto.

Con la processione domenicale le splendide composizioni si dissolvono nell’aria. Di queste opere artistiche non rimane più nulla, se non nella memoria di chi le ha ammirate brevemente e nelle foto e nei filmati a colori che le hanno immortalate. 

In grazia di tutto ciò Spello può affermare ovunque e a pieno titolo, la sua vocazione di Città d’arte, di tradizioni e di cultura.

Così descrive la “veglia” del sabato la giornalista Lorella Befani:
”Quella di sabato è una notte particolarmente sofferta; oltre alla stanchezza che sopraggiunge c’è anche la preoccupazione per le condizioni del tempo che non fanno sperare nulla di buono. Un gruppo di ragazzi si affretta a costruire una struttura sormontata da grossi teloni che dovrà proteggerli e proteggere il tappeto floreale in caso di pioggia o vento; intanto c’è chi provvede, aiutato da altri del gruppo, ad allacciare l’energia elettrica per la notte. e un incredibile via vai di gente di tutte le età, un susseguirsi di ordini impartiti a destra e a sinistra; un’eccitazione che coinvolge anche í passanti, felici tuttavia di farsi trascinare in quella notte faticosa ma allegra e un po’ folle, fatta di litigi per un colore sbagliato e di risate.

La struttura protettiva è finalmente terminata, tutto è pronto per il momento più atteso: la composizione dei petali per creare il disegno prescelto. A questo punto, c’è una vera e propria divisione dei compiti: l’”artista” del gruppo esegue la parte più complessa del tappeto e cioè i soggetti religiosi, gli altri che sono di solito i più giovani, si occupano delle parti decorative che fanno da cornice ai “quadri”, altri ancora sono intenti a portare le scatole piene di petali a seconda delle richieste di ognuno. Ora l’intero paese è al lavoro. Ogni tanto qualche passante si affaccia timidamente oltre il telo di protezione per, “rubare” qualche particolare dalle mani abili di quei ragazzí. La notte è lunga, è sofferta, ma tra un caffè e l’altro che può aiutarli a restare svegli, sorgono le prime luci dell’alba. Malgrado la stanchezza, l’attività si fa più frenetica, è una gara veramente spettacolare fatta di rivalità che stimola ogni gruppo a fare meglio dell’altro, è una vera e propria corsa contro il tempo”.